I VOSTRI PREPARATIVI.
REAL WEDDINGS.
Quando per la prima volta abbiamo cominciato a parlare di sposarci, io ho iniziato subito le mie ricerche. Non sapevo bene cosa volevo, ma ero certa che il mio matrimonio avrebbe avuto un non so che di antico, di polveroso, di tempi passati... Sono una nostalgica per natura!
Le ricerche on line mi hanno portata a fare la conoscenza di un gruppo di shabby sposine scalmanate, che ho adorato sin da subito. E dalle idee e discussioni di questa allegra combriccola virtuale hanno iniziato a prendere forma i miei preparativi.
Sin da ragazzina sapevo di volermi sposare col cappello in testa, perché è l'accessorio che amo di più in assoluto; non avevo ancora chiaro il modello di copricapo che desideravo. Poi, l'illuminazione: cappello da dama di metà Ottocento, tipo quelli di Rossella O'Hara per intenderci.
Partendo da lì, l'abito è scaturito di conseguenza: completamente in tulle bianco latte, con la gonna composta da cinque strati di tulle semplice e l'ultimo, in superficie, a pois tono su tono; taglio a vita alta (per camuffare la "generosità" di Madre Natura sui miei fianchi); cintura in vita di seta a fiori sui toni del verde e del rosa cipria; corpetto decorato con perle e swarowski; cappello a falda larga con nastro e fiore della stessa seta della cintura; scarpa spuntata tacco 12 color cipria.
Per finire, bouquet di peonie rosa chiaro, ortensie azzurre, roselline bianche a grappolo e gypsophila, tutto legato da un nastro color cipria e uno in pizzo bianco, tenuti fermi da una spilla con cameo.
I capelli, mossi naturali, erano semplicemente girati sullo spallino sinistro; indossavo solo due orecchini a bottoncino e un braccialetto, tutto di perle.
Mia sorella era la mia damigella d'onore e testimone: indossava un bellissimo abito turchese in duchesse e voile, disegnato da lei, con le scarpe e la pochette color cipria. Al polso, portava una peonia fresca legata da un nastro bianco. Le mani erano libere, perché doveva portare il cuscino delle fedi handmade: a forma di cuore, in cotone stampato a roselline shabby color magenta e decorato da pizzo e nastrini.
Le mie due migliori amiche mi hanno fatto da damigelle: vestitino disegnato da me stile Chanel, di cotone grezzo color verde menta con nastro in vita e scarpe in tinta e in mano un mini bouquet simile al mio.
L'auto che mi ha portata in chiesa (con venticinque minuti di ritardo -.-' ) era una Jaguar degli anni '70 decorata da una ghirlanda di fiori posata sul cofano anteriore e legata ai due specchietti laterali.
Giunta a destinazione e scesa dall'auto, piccolo incidente di percorso: mi vola via il cappello, prontamente recuperato dal mio papà.
Sulle scale, trovo esattamente quello che avevo chiesto alla fiorista: sei cassette di legno, di cui quattro riempite di fiori di campo e due contenenti i coni porta grano (sono allergica al riso) fatti da me e da mio marito con sottotorta in carta pizzo bianchi e semplice carta rosa.
Entro in chiesa,decorata perfettamente e semplicemente seguendo lo stesso filo conduttore dei fiori del mio bouquet, e mi scappa la lacrimuccia di rito appena vedo il mio amore di tutta una vita...
Abito sartoriale color antracite, taglio classico ma sempre attuale; appuntata sulla giacca, la boutunniere di ortensie e gypsophila legata da una catenella di cotone all'uncinetto. Uguale per tutti gli uomini della famiglia: padri, fratelli e cognati degli sposi.
Sui banchi, gli invitati hanno trovato delle buste di carta bianche su cui avevo scritto a mano le nostre iniziali e la data del matrimonio, chiuse da un nastrino rosa cipria, che contenevano: ventaglio bianco legato da nastrino, libretto messa creato da me con copertina in fantasia di roselline shabby, un fazzolettino imbustato con etichetta "Per le vostre lacrime di gioia".
All'uscita, due ceste attendevano gli ospiti: una conteneva delle strisce di tulle da legare allo specchietto o all'antenna dell'auto (da noi si usa così), l'altro le mappe per raggiungere il ristorante... tutto molto apprezzato e rigorosamente handmade!
Dopo le romantiche foto in un vecchio casale di campagna abbandonato e nel meraviglioso centro storico di un paesino vicino, abbiamo raggiunto già stanchi il luogo del ricevimento.
La cena si è svolta in un caratteristico agriturismo del mio splendido Salento.
Per trovare il loro posto, gli ospiti hanno consultato il tableau realizzato da me e dalla mia famiglia: un'antica valigia in lamiera di imprecisato metallo, proveniente da un mercatino dell'usato, posta in verticale e semi aperta su un tavolino con tovaglie di pizzo; l'interno era già stato rivestito da noi con un altro dei miei amati tessuti stampati a rose shabby; da un lato all'altro della valigia passavano due fili di cotone intrecciato tra loro paralleli a cui erano appesi i cartellini con i nomi dei tavoli e degli ospiti decorati sempre dalla solita stampa floreale. Qua e là, collane di perle e nastri di pizzo sparsi. I tavoli portavano il nome dei miei romanzi preferiti: Orgoglio e Pregiudizio, Ragione e Sentimento, Cipria e Merletti...
Gli ottantacinque invitati sono stati accolti da lunghe tavolate coperte da tovagliati color cipria e adornate da centrotavola un po' particolari: teiere in porcellana dalle linee classiche, recuperate da anziane parenti e mercatini, riempite di fiori di campo dall'aspetto un po' selvatico, quasi come appena raccolti. Tra una teiera e l'altra, piccole candele bianche rendevano romantica l'atmosfera. Il centrotavola di noi sposi, seduti al tavolo con le nostre famiglie, era una meravigliosa alzatina a due piani in ferro bianco con piattini in vetro, sui quali erano adagiati dei cuscini di fiori.
Ogni ospite aveva il suo segnaposto, sempre fatto da me: un rettangolino di carta millerighe, posto in verticale, sempre con la solita stampa floreale, su cui leggere il menu della cena da una parte e una citazione dal libro di cui il loro tavolo portava il nome dall'altra.
Dopo la cena e i balli sfrenati, gli ospiti hanno letteralmente preso d'assalto il tavolino della confettata: i confetti, in cinque diversi gusti specificati su appositi cartellini, erano serviti in altrettante alzatine di cristallo prestate da zie e parenti varie. I un angolino, antichi libri, pizzi e segnalibri d'argento creavano il giusto romanticismo.
Infine, abbiamo tagliato la torta: tre piani, ricoperta di pasta di zucchero bianca, con pois a rilievo tono su tono e un semplice cake topper di peonie rosa, sempre in pasta di zucchero.
Alla realizzazione delle bomboniere, un appendi strofinacci a forma di teiera, ha partecipato tutta la mia splendida famiglia: il mio papà-Geppetto ha ritagliato il legno a forma di teiera; insieme a mio fratello le ha dipinte di color magnolia; con mio marito ci ha applicato i gancetti per gli strofinacci e quello posteriore per appendere la teiera al muro; io ci ho scritto a matita "It's tea time!" e mia sorella l'ha ripassato a pennello e ha dipinto i pois su tutta la superficie; mia madre ha applicato la stoffa e la passamaneria; infine io le ho confezionate in scatole di carta beige con ficco di pizzo. Anche i confetti all'interno li ho imbustati io... uno per uno!
La festa è finita alle quattro del mattino seguente e, per i pochi intimi sopravvissuti ai balli, mio marito aveva riservato una bella sorpresa: whisky e sigari a volontà... Molto apprezzato!
Posso concludere dicendo che è stato un matrimonio all'insegna del risparmio, dettato un po' dalla criticità del periodo e un po' dal mio essere contraria allo spreco in un mondo in cui la fame è una piaga sociale non trascurabile. Ho amato tutto del nostro matrimonio, proprio tutto, ma soprattutto, ho amato, amo e amerò sempre l'uomo che ho sposato quel meraviglioso, caldo giorno di giugno dello scorso anno.
Francesca De Luca
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