"C'era una volta un mercante che era ricco sfondato. [...]
Le sue figlie erano bellissime: la minore soprattutto era una maraviglia, e da piccola la chiamavano la bella bambina, e di qui le rimase il soprannome di Bella, che fu poi cagione di gran gelosia per le sue sorelle. [...] Esse si ridevano della sorella minore, perché spendeva una gran parte del suo tempo nella lettura dei buoni libri. [...]
Quand'ecco che tutto a un tratto il mercante fece un gran fallimento e non gli rimase altro che una piccola casa assai lontana dalla città. [...]
Era corso un anno dacché questa famiglia viveva lontana dalla città, quando il mercante ebbe una lettera nella quale gli si diceva che un bastimento, carico di mercanzie, di sua proprietà, era arrivato felicemente! [...]
"E tu non vuoi che ti compri nulla?", le disse suo padre.
"Poiché siete tanto buono da pensare a me", ella rispose, "fatemi il piacere di portarmi una rosa: che in questi posti non ci fanno." [...]
Durante il viaggio di ritorno, il padre si smarrì e perdé la strada. [...] S'avviò da quella parte, e poté distinguere che quella luce usciva da un gran palazzo, che era tutto illuminato. [..]
Il buon uomo, passando sotto un pergolato di rose si ricordò che la Bella gliene aveva chiesta una, e staccò un tralcio dove ce n'erano parecchie bell'e sbocciate.
In quel punto stesso sentì un gran rumore e vide venirsi incontro una bestia così spaventosa, che ci corse poco non cascasse svenuto:
"Voi siete molto ingrato", disse la Bestia con una voce da far rabbrividire, "vi ho salvata la vita accogliendovi nel mio castello, e in ricambio voi mi rubate le mie rose" [...] Mi avete detto che avete delle figliuole: ebbene, io potrò perdonarvi a patto che una di codeste figliuole venga qui a morire volontariamente nel posto vostro". [...]
Ogni giorno che passava, la Bella scopriva nuovi pregi nel mostro. A furia di vederlo, aveva fatto l'occhio alle sue bruttezze, e invece di temere il momento della sua visita, ella guardava spesso l'orologio per vedere quanto mancava alle nove, perché la Bestia a quell'ora era sempre precisa.
Una sola cosa metteva di mal umore la Bella; ed era che tutte le sere, avanti di andare a letto, il mostro le domandava se voleva essere sua moglie, e rimaneva mortificatissimo quand'essa rispondeva di no. [...]
"Vorrei piuttosto morire", disse il mostro, "che darvi un dispiacere; io vi manderò da vostro padre: voi resterete con lui e la vostra Bestia morirà di dolore."
"No", rispose la Bella piangendo, "io vi voglio troppo bene per essere cagione della vostra morte. Vi prometto di ritornare fra otto giorni. Mi avete fatto vedere che le mie sorelle sono maritate e che i miei fratelli sono partiti per l'armata. Il mio povero padre è rimasto solo; lasciatemi almeno una settimana con lui." [...]
"Voi vivrete per diventare mio sposo: da questo momento io vi do la mia mano, e giuro che non sarò d'altri che di voi. Ohimè! io credeva di non aver per voi che dell'amicizia, ma il dolore che sento mi fa credere che non potrei più vivere senza vedervi."
Appena la Bella ebbe pronunziato queste parole, [...] La Bestia era sparita, ed essa non vide ai suoi piedi che un Principe bello come un amore, il quale la ringraziava per aver rotto il suo incantesimo. [...] Le disse il Principe, "una fata maligna mi aveva condannato a restare sotto quell'aspetto finché una bella fanciulla non avesse acconsentito a sposarmi."
Tratto da Charles Perrault, La Bella e la Bestia
Emma Fenu
La favola di Perrault mette in scena, per l'ennesima volta nella letteratura occidentale, il mito delle tre dee. Dal giudizio di Paride di omerica memoria, all'Asino d'oro narrato da Apuleio, alla Divina Commedia, fino a Shakespeare, Cecov e Turgeniev, passando per i Fratelli Grimm, ritroviamo il racconto della giusta scelta che l'uomo deve compiere per essere felice.
Tralasciando la lettura allegorica che riconduce alle parche, proposta da Freud nella Psicanalisti del Genio, è impossibile non notare come, in nome della purezza dell'Amore, le figure femminili vincitrici sono coloro che si distinguono per bontà e per bellezza non ostentata, che traspare nelle fattezze per celebrare quella, ancor più grande, dell'animo.
Le principesse contemporanee, fortunatamente, sono donne che si mostrano capaci ed indipendenti, non certo nascoste nell'ombra di castelli o case solitarie, protagoniste della propria vita in prima persona, ma, nonostante ciò, capaci di sognare la fiaba che inneggia ai sentimenti più autentici.
Se amate l'evolversi romantico de La Bella e la Bestia, se volete cogliere l'essenza delle cose, se preferite un libro o un fiore allo sfarzo, allora siete pronte per un matrimonio che abbia tale favola come filo conduttore!
Circondatevi di libri, candelabri, orologi a pendolo, tazzine e teiere, optate per una palette che contempli l'elegante contrasto fra color oro e blu, e non dimenticate un bouquet di rose rosse e un abito da sogno, sontuosamente ornato di drappeggi.
Emma Fenu
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